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Uova da allevamento all’aperto: E’ falso | L’etichetta mente, ecco perché

Uova da allevamento all’aperto: E’ falso | L’etichetta mente, ecco perché

Uova da allevamento all'aperto, ma l’etichetta è menzognera | Ecco cosa sta succedendo

Le uova da allevamento all’aperto contengono una maggiore quantità di vitamina E, A meno colesterolo. In breve, sono una fonte inesauribile di benefici per l’organismo da preferirsi sempre a quelle da allevamento intensivo o da terra.

Ecco allora che tra gli scaffali del supermercato cerchiamo quella dicitura, quando vogliamo assicurarci un pieno di salute.

Ma, purtroppo, quello che riporta l’etichetta è spesso falso. Eppure, è consentito per legge!

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Vi sembra un controsenso? Facciamo chiarezza su questa spinosa questione emersa recentemente!

Uova da allevamento all'aperto, ma l’etichetta è menzognera | Ecco cosa sta succedendo

Uova da allevamento all’aperto, ma l’etichetta è menzognera | Ecco cosa sta succedendo

Il 2022 è stato un anno terribile per il settore agroalimentare. La siccità e l’epidemia di aviaria hanno causato danni notevolissimi, provocando l’abbattimento di oltre 46 milioni di volatili nel solo continente europeo. Se negli anni precedenti, i focolai si riducevano sensibilmente con l’innalzarsi delle temperature e riprendevano nel periodo autunnale per effetto delle migrazioni, ora la durata si è estesa in maniera uniforme, causando la chiusura di moltissime strutture.

Basti dire che l’OMS non la considera più un’allerta stagionale circoscritta agli uccelli, anzi prevede la possibilità di contagio anche per gli esseri umani. Infatti, è allo studio un vaccino che protegga dalla possibilità di contrarre la malattia.

La UE ha così concesso l’etichettatura “ruspanti” anche a quelle uova nate da galline prigioniere per motivi sanitari, il punto è che le deroghe si stanno protraendo in maniera incontrollata, causando molta ambiguità. In breve, se in un allevamento all’aperto entra in vigore l’obbligo della reclusione per gli animali a causa di un contagio allarmante, le uova possono continuare ad essere etichettate come “ruspanti” per 16 settimane.

Alla fine di questo periodo di “quarantena”,  devono poi riportare la dicitura “da stalla”, che equivale ad un’ammissione della momentanea prigionia delle galline.

Temendo un crollo delle vendite, la Comunità Europea ha allora proposto nuove regole, che estendono la possibilità di etichettare i prodotti come “da allevamento all’aperto” a prescindere dal tempo di reclusione, se imposto per ragioni sanitarie. Agli allevatori, però, è stata richiesta una diminuzione della densità di animali presenti per metro quadrato.

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Ecco perché la “falsa” etichettatura avrà ancora la possibilità di circolare senza che noi possiamo davvero sapere in quali condizioni siano nate queste uova.

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