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Il telescopio Webb è partito: una nuova era nell’esplorazione dello spazio?

Il telescopio Webb è partito: una nuova era nell’esplorazione dello spazio?

telescopio Webb

Il telescopio Webb è partito: una nuova era nell’esplorazione dello spazio?

Il punto interrogativo del titolo si spiega col fatto che almeno fino a luglio di quest’anno non si saprà se è andato tutto bene con il telescopio spaziale James Webb.

Le cose che devono andare per il verso affinché il nuovo e potente occhio umano sul cosmo possa prendere con successo il posto di Hubble (lanciato nel 1990) sono così tante che fino ad allora gli ingegneri e gli astronomi di NASA, ESA e Agenzia spaziale canadese avranno parecchi problemi a prendere sonno la notte.

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C’è da dire però che la partenza è stata eccellente. Alle 9,20 ora locale dello scorso 25 dicembre, infatti, il telescopio è regolarmente decollato in groppa a un razzo Ariane 5 dal poligono di Kourou, nella Guiana francese.

Credit: NASA/NASA TV via Reuters

Il telescopio Webb è partito: una nuova era nell’esplorazione dello spazio?

Dieci miliardi di dollari

Costato la bellezza di 10 miliardi di dollari, il “Webb telescope” è l’osservatorio spaziale più complicato e più caro che sia mai stato costruito.

Dopo la fase del lancio dovrà affrontarne una altrettanto rischiosa: dispiegare tutte le componenti necessarie affinché il suo enorme specchio (6 metri e mezzo) possa gettare lo sguardo nello spazio profondo.

Intanto la buona notizia è che i pannelli solari necessari per dare energia al telescopio si sono aperti regolarmente 27 minuti dopo il lancio.

Verso L2

Adesso il telescopio è in viaggio verso la sua destinazione definitiva, il cosiddetto “secondo punto di Lagrange”, o L2, che è un punto a un milione e mezzo di chilometri dalla terra.

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Da quel punto la “lente” composita del Webb telescope sarà sempre dalla parte opposta alla terra rispetto al sole, permanentemente rivolto verso l’oscurità dello spazio profondo e protetto dalla luce della nostra stella.

Il viaggio verso L2 prenderà 29 giorni e prevede più di 300 “punti critici” nei quali c’è qualcosa che può andare storto.

Lo schermo solare

Forse il momento più delicato e cruciale sarà il dispiegamento dello schermo solare a forma di aquilone, che ha le dimensioni di un campo da tennis.

Il suo compito è schermare il telescopio dalle radiazioni e raffreddare il tutto dai 110 gradi nella faccia esposta al sole ai meno 235 di quella in ombra. Il telescopio, infatti, richiede basse temperature per il buon funzionamento della sua ottica.

Lo specchio primario

Un altro momento pieno suspense per gli scienziati e gli ingegneri sarà il dispiegamento dello specchio primario di Webb, composto da 18 segmenti esagonali.

Due settimane dopo, più o meno, il telescopio raggiungerà L2 e a quel punto se qualcosa non fosse andata per il verso giusto, non ci sarebbe niente da fare, data la lontananza dalla terra (impossibile una riparazione in situ come accaduto invece per Hubble).

Diciamo che se lo schermo solare si dispiega e se lo fanno anche lo specchio principale e quello secondario, le fasi più delicate saranno alle spalle del Webb telescope.

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Ma poi ci sarà da allineare gli specchi e calibrare gli strumenti, compiti tutt’altro che banali, anche se sono stati già affrontati con Hubble.

Dopodiché bisognerà attendere che Webb si raffreddi fino alla sua temperatura di esercizio e come si anticipava sopra ci vorranno circa sei mesi.

 

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