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Una leggenda giapponese: Akai Ito, il filo rosso del destino

Una leggenda giapponese: Akai Ito, il filo rosso del destino

Una leggenda giapponese: Akai Ito, il filo rosso del destino

Una leggenda giapponese: Akai Ito, il filo rosso del destino. In Giappone è una storia famosissima e di sicuro chiunque sia appassionato di manga, anime e quant’altro ne avrà sentito parlare anche da noi.

 

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È la leggenda del filo rosso del destino, una storia la cui prima origine è cinese ma che si è poi diffusa anche nell’arcipelago nipponico.

Secondo la tradizione, ogni persona fin dalla nascita avrebbe un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo la legherebbe indissolubilmente alla propria anima gemella. La storia vuole che si tratti di un filo lunghissimo, indistruttibile e invisibile. Il suo scopo sarebbe quello di tenere legate due persone che il destino vuole che si uniscano per sempre.

Ma come è proprio di tutti i fili, è possibile che anche questo interminabile filo rosso si aggrovigli e che pertanto l’incontro tra le due persone possa diventare difficile e contrastato. Ma si tratta del filo del destino e dunque possiamo stare certi che alla fine le due anime gemelle potranno congiungersi.

Da dove nasce la leggenda?

Tutto comincia con Wei, un uomo che rimane orfano di entrambi i genitori già in tenera età. Proprio perché ha vissuto sempre da solo e contando soltanto sulle sue forze, Wei ha il grande desiderio di  sposarsi e di mettere su famiglia. Ma nonostante la buona volontà, arriva all’età adulta senza riuscire a trovare una donna che voglia diventare sua moglie o che lui riesca ad amare.

Durante uno dei suoi viaggi Wei fa un incontro cruciale nei pressi di un tempio: con un vecchio che sta leggendo un libro. Questi in realtà non è altri che il Dio dei Matrimoni e il suo libro è appunto il libro dei destini legati dal filo rosso.

Dopo essersi presentato e aver consultato il suo tomo, il vecchio rivela a Wei che il motivo per cui non ha ancora trovato la sua consorte è che la donna a lui destinata, quella legata a lui dal lunghissimo filo rosso, è ancora una bambina e che l’uomo dovrà aspettare ancora quattordici anni prima di poterla conoscere e  sposare.

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Al che Wei ci rimane un po’ male e chiede al vecchio che cosa contenga il sacco su cui l’anziano sta  appoggiato. La risposta del vecchio è che lì dentro sta raccolto il filo rosso del destino che lega donne e uomini destinati a stare insieme e che si tratta di un filo impossibile da tagliare e che pertanto il legame tra le due persone è indissolubile.

A questo punto Wei è doppiamente deluso dalle risposte del vecchio e per ripicca decide che sarà lui a decidere chi sposare, non questo invisibile filo rosso. Dopodiché, in un impeto di ribellione, ordina a un suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo va, ma non riesce a uccidere la bambina, ma solo a ferirla, dopodiché non ha il cuore di finire il lavoro.

Quattordici anni dopo, Wei, ancora senza moglie, conosce una bellissima ragazza di 17 anni che viene da una famiglia agiata e poco poco si sposa finalmente con lei.

La ragazza porta sempre sulla fronte una fascia e si rifiuta di toglierla anche la prima notte di nozze, accendendo così la curiosità del neo sposo.

Non riuscendo più a trattenersi, la ragazza scoppia in lacrime e confessa che il motivo per cui non vuole togliere la fascia è perché sotto nasconde una cicatrice che le è rimasta da quando un uomo aveva cercato di ucciderla all’età di tre anni…

Come si vede, è una leggenda che in qualche maniera ricorda la storia di Edipo (non si sfugge al destino), anche se qui ovviamente mancano il parricidio, l’incesto e tutto l’ambaradan psicanalitico.

Un Edipo con il lieto fine, se così si può dire.

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