Integratori ai probiotici possono prevenire il declino cognitivo?
I probiotici sono batteri presenti normalmente nel nostro intestino che resistono alla digestione, non danno reazioni immunitarie, aderiscono alle cellule intestinali e le colonizzano, hanno un effetto benefico per la salute in quanto combattono i batteri patogeni.
Integratori ai probiotici possono prevenire il declino cognitivo?
Il microbioma
Il microbioma umano è un insieme di miliardi di batteri, funghi e virus che abitano l’organismo e che impattano direttamente sulla salute. Pare addirittura che nel nostro corpo ci siano tanti di questi “ospiti” quante sono le cellule che lo formano.
Alcuni dei microbi che ci “abitano” ci proteggono da altri organismi nocivi, favoriscono la risposta immunitaria e aiutano la digestione.
Gli scienziati credono che ci sia una relazione biunivoca tra il cervello e l’intestino, ma non sanno ancora bene di quale natura sia.
La connessione cervello-intestino
Quel che si sa è che in alcuni esperimenti di laboratorio una modifica del microbioma delle cavie ha coinciso con dei cambiamenti cognitivi e si sono anche rilevate alterazioni nei livelli di alcune sostanze essenziali all’apprendimento, al ragionamento e alla memoria.
Altri studi suggeriscono che modifiche nella composizione del microbioma possano contribuire allo sviluppo e alla progressione di deficit cognitivi legati al Parkinson, alla schizofrenia e all’Alzheimer.
Insomma, sembra esserci una crescente quantità di evidenze secondo le quali ci sarebbe una chiara connessione tra la salute dell’intestino e quella del cervello.
Una tale conclusione pare essere autorizzata, adesso, da una revisione sistematica condotta da un team di ricercatori all’università britannica di Reading. Lo scopo della ricerca era stabilire se una integrazione della dieta con probiotici può avere ricadute positive sui processi cognitivi.
Lo studio ha messo in relazione specifici ceppi microbici con determinati risultati cognitivi, come memoria, attenzione e abilità esecutive.
I loro risultati sono stati pubblicati su Neuroscience & Biobehavioral Reviews.
Per farla breve, la ricerca ha dimostrato che ci sono evidenze, particolarmente negli adulti, di una relazione tra salute intestinale, uso dei probiotici e funzioni cognitive.
C’è peraltro da avvertire che la ricerca ha riguardato pazienti con malattie di diverso livello di gravità, sicché “era più o meno come confrontare mele e arance”, nota il dottor Scott Kaiser, direttore del Dipartimento di Salute cognitiva geriatrica al Pacific Neuroscience Institute di Providence Rhode Island.