La carenza di vitamina D può aumentare il rischio di malattie di cuore
Nel mondo le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di morte. Si stima che ogni anno siano quasi 18 milioni le persone che muoiono in seguito a complicazioni di malattie cardiovascolari. Ciò vuol dire che queste malattie sono responsabili per il 32 per cento di tutte le morti annuali nel globo.
Sono molti i fattori che influenzano il rischio di sviluppare queste malattie, per esempio l’età, il sesso, la dieta, la storia famigliare, lo stile di vita.
Adesso, però, usando un approccio innovativo, una equipe australiana ha scoperto un altro fattore: l’eventuale deficienza di vitamina D nel siero.
La carenza di vitamina D può aumentare il rischio di malattie di cuore
La dottoressa Elina Hyppönen, che ha guidato il team di ricerca dell’Australian Centre for Precision Health dell’Università dell’Australia del Sud, spiega i risultati affermando che: “Abbiamo trovato la prova che una deficienza di vitamina D può accrescere la pressione del sangue e il rischio di malattie cardiovascolari”.
“Tuttavia – ha però precisato la studiosa – accrescere la concentrazione di vitamina D è stato di aiuto solo per quei soggetti che ne avevano bisogno e ulteriori benefici derivanti da un aumento delle concentrazioni al di là dei bisogni nutrizionali sono modesti, se mai ci sono”.
“Un approccio eccitante”
Nel loro studio i ricercatori australiani hanno voluto verificare se c’è una relazione tra la 25-idrossivitamina D nel siero e il rischio di malattie cardiovascolari.
I ricercatori hanno usato un grande database britannico relativo a soggetti tra i 37 e i 73 anni.
I soggetti erano stati reclutati da 22 centri di valutazione in giro per il Regno Unito tra marzo 2006 e ottobre 2009. Questi soggetti avevano riempito un questionario con informazioni sulla loro salute e stile di vita e offerto campioni di sangue per delle analisi genetiche e relative a certi biomarcatori.
Gli studiosi hanno valutato i risultati limitando l’analisi a persone di razza bianca non parenti e escludendo quelle il cui sesso dichiarato non corrispondeva a quello genetico.
Cosa dicono i risultati?
In sostanza che le persone con una concentrazione di vitamina D nel siero pari a 25 nano-moli per litro avevano un rischio maggiore dell’11 per cento di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a quelle con una concentrazione di 50 nano-moli.
In altri termini, e semplificando: una deficienza di vitamina D può aumentare il rischio di sviluppare malattie della circolazione.
Il maggior punto debole dello studio, peraltro, è di essere limitato ai soli bianchi di ascendenza britannica. Resta da vedere se i risultati siano applicabili anche ad altri gruppi etnici.
Articolo revisionato da Maria Di Bianco, Dottoressa in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana.